Cronaca

Addio a Sergio D'Angelo, morto a San Martino al Cimino l'uomo che salvò il Dottor Zivago

Addio al giornalista coraggioso e indipendente: aveva 100 anni. Prese dalle mani di Pasternak il dattiloscritto del capolavoro e lo portò in Italia

Sergio D'Angelo

È morto a cento anni Sergio D'Angelo, giornalista e scrittore, ricordato perché è stato incaricato dall'editore Giangiacomo Feltrinelli di ritirare il dattiloscritto del Dottor Zivago e portarlo in gran segreto in Occidente per la pubblicazione. D'Angelo è morto a San Martino al Cimino.

Quando D'Angelo portò Zivago in Italia

"Questo è il Dottor Zivago, che faccia il giro del mondo", disse lo scrittore russo Boris Pasternak (1890-1960) a D'Angelo. Per poi aggiungere, dopo avergli consegnato il dattiloscritto: "Fin d'ora, siete tutti invitati alla mia fucilazione". Era il 20 maggio 1956: quel pomeriggio fu accesa la scintilla che divampò in un caso letterario internazionale, destinato a coinvolgere il Pcus e i partiti comunisti di mezza Europa.

Censurato in Unione sovietica perché contrario ai diktat del regime comunista, il romanzo - scoperto e portato in Italia da D'Angelo - fu pubblicato da Feltrinelli nel 1957. L'editore milanese, allora iscritto al Pci, per quel coraggioso gesto editoriale fu espulso dal partito. Nel libro "Pubblicate Zivago! Storia della persecuzione di Boris Pasternak" D'Angelo - giornalista indipendente e non allineato che si batté anzitutto per la libertà della cultura da ogni ingerenza di ordine politico - racconta l'avventurosa vicenda. Nel 2007 D'Angelo aveva ricevuto a Mosca il Liberty prize proprio per aver portato illegalmente fuori dall'Urss il romanzo "Il dottor Zivago".

Chi era Sergio D'Angelo

Sergio D'Angelo, nato a Roma il 30 ottobre 1922, ha passato tre anni sotto le armi (anche unendosi volontario al Corpo italiano di liberazione). Dirigente editoriale e giornalista, in quest'ultima veste ha girato buona parte del mondo, fermandosi circa due anni in Unione sovietica come redattore di Radio Mosca e dove è cominciata l'avventura del "Dottor Zivago". Molto più a lungo ha soggiornato negli Stati uniti. Traduttore dell'autobiografia di Boris Pasternak, tra i suoi libri figurano "Dicembre 1943, si comincia da Monte Lungo. 68° reggimento Corpo di liberazione italiano" e, scritto con Leo Paladini, "La sfida di Krusciov: problemi economici e politici dell'Urss dopo Stalin".

Come è stato salvato Il dottor Zivago

Il contesto in cui "Il dottor Zivago" venne alla luce era quello del dopo-Stalin in Unione sovietica. Pasternak era già famoso in Russia per la sua produzione letteraria. Come poeta e umanista, non riusciva a digerire i rigidi decreti stalinisti e il rifiuto di riconoscere il valore dell'arte e della cultura, senza contare i diritti inalienabili degli individui. Il romanzo riflette questi sentimenti, offrendo una certa visione della società sovietica che attirò numerose critiche e produsse la censura da parte del governo. La pubblicazione del libro fu bloccata in Russia e Pasternak fu espulso dall'unione degli scrittori. A questo punto entrò in scena Giangiacomo Feltrinelli, fondatore dell'omonima casa editrice nel 1954, che, venuto a conoscenza dell'esistenza del "Dottor Zivago" da D'Angelo, fece di tutto per pubblicare il libro.

Inizialmente il progetto prevedeva la pubblicazione in contemporanea in Italia e in Russia, ma con la censura sovietica in atto, Feltrinelli riuscì a far uscire clandestinamente il dattiloscritto dalla Russia grazie a D'Angelo e farlo arrivare a Milano. Qui pubblicò la traduzione italiana del romanzo nel novembre 1957, nonostante i tentativi del Kgb di dissuaderlo (incluse alcune lettere di Pasternak per fermarlo, scritte sotto costrizione e violenza).

Circa 11 mesi più tardi, più di mille copie furono pubblicate segretamente negli Stati Uniti in lingua russa, dopo che l'editore olandese Mouton, si incaricò della pubblicazione, senza il permesso di Feltrinelli, il quale era all'oscuro di tutto. Pasternak rimase molto infastidito e deluso, poiché la copia pubblicata e presentata al comitato del Premio Nobel era incompleta e piena di errori. In anni recenti è emerso che la pubblicazione del libro era parte di un progetto della Cia per indebolire l'Urss. Nel frattempo Pasternak vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1958, che però non poté mai ritirare a causa delle pressioni del partito comunista sovietico. Per non essere espulso dall'Unione Sovietica, Pasternak fu costretto ad inviare alla redazione della "Pravda" una lettera nella quale rifiutava il Nobel. Lo scrittore morì due anni dopo di cancro all'età di 70 anni e successivamente nel 1988 la sua famiglia accettò il premio postumo.