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TALETE | Gli amministratori avanzano due soluzioni alla crisi: tariffa unica regionale ed azienda speciale

Dal convegno di ieri a Vetralla, organizzato per dire no alla privatizzazione, sono uscite due proposte alternative che tra poco saranno valutate dalla politica

Si spacca il fronte dei contrari alla privatizzazione di Talete. Da una parte chi chiede la trasformazione della società idrica in azienda speciale di diritto pubblico, dall’altra chi crede nella tariffa unica regionale e nell’intervento della Regione. Ieri, a Vetralla, si è tenuto un convegno sulle possibili soluzioni alla crisi di Talete. Presenti Mario Mengoni, sindaco di Ronciglione, Luisa Ciambella, Paola Celletti del comitato Noncelabeviamo ed altri amministratori della Tuscia.

Soluzioni diverse, sì, ma un’unica visione: la grande manovra che si nasconde dietro alla richiesta di privatizzare Talete. “Ci è sembrata una forzatura - ha detto Anna Palombi, consigliera d’opposizione a Vetralla - fissare un termine perentorio al 10 giugno 2022, giorno in cui poi l’Ato ha deciso di aprire alla privatizzazione. È sembrata una forzatura perché due giorni dopo c’era l’election day in diversi comuni”. Tra i comuni al rinnovo c’era anche Ronciglione, dove Mengoni è stato riconfermato: “Il 10 giugno non ho potuto votare, ho fatto solo la dichiarazione di voto ed avviato un percorso di studi. La mia posizione è a sinistra del Pd e vuole la gestione pubblicistica dei servizi pubblici come quello idrico. Prima di pensare ai privati, bisogna valutare le formule pubbliche, per questo voglio impegnare Romoli ad effettuare uno studio per valutare la fattibilità della conversione della Talete Spa in Talete azienda speciale consortile. Due sentenze del 2018 dicono sia possibile, perché la conversione non dà vita a due atti separati, con liquidazione e costituzione di nuova società, ma solamente un unico atto, un mutamento. C’è continuità amministrativa, restano i diritti e gli obblighi dell’ente. Quindi l’azienda speciale si porta dietro i debiti di Talete, tutti i crediti, i contratti con fornitori e il personale. Dal punto di vista economico, il controllo analogo spetta a tutti i Consigli comunali. Una forma di tutela, per i comuni e per chi eroga servizi. La delibera 11/2018 della Corte dei Conti della Campania dice che i comuni non rispondono dei debiti sociali perché quando ci si rivolge a soggetti terzi autonomi si interrompe il circuito di responsabilità patrimoniale dell’ente che ha costituito l’ente generato”. Paola Celletti, del comitato Noncelabeviamo, concorda con Mengoni e sposa la proposta dell’azienda speciale.

Luisa Ciambella, invece, non proprio. La leader di Per il Bene Comune punta più a responsabilizzare la Regione Lazio. “In questa provincia, la politica trasversale guidata dal Pd ha utilizzato Talete politicamente. È chiaro. Ecco perché ho preso da tempo le distanze da tutto questo. La prima cosa da fare è guardare all’inadeguatezza dell’amministratore unico e del presidente dell’Ato. I tre diversi aumenti delle tariffe negli ultimi tre anni non ci hanno salvati, eppure tutti si sono fidati di quattro righe scritte su un foglio di carta. Da Parlato a Genova, abbiamo assistito a ben tre aumenti tariffari oltre a tutta una serie di rincari, come per esempio il deposito cauzionale, che, comunque, non hanno impedito l’inevitabile. Nessuno si preoccupa di trovare una soluzione definitiva ma solo di tamponare. Romoli racconta di una situazione drammatica a causa della crisi energetica ma, se così fosse, a una situazione straordinaria dobbiamo aspettarci una risposta straordinaria. Ossia l’intervento dell’Europa e dello Stato. E non dobbiamo nemmeno dimenticarci di quei comuni che, pur non facendo parte di Talete, hanno comunque presenziato alle riunioni, garantendo il numero legale per le votazioni che hanno consentito gli aumenti. Dal 2012 dovevano aver provveduto all’allineamento della tariffa dei comuni in Talete e di quelli fuori, non l’hanno mai fatto. Una vera e propria discriminazione tra cittadini della Tuscia. Io sono convinta che non sia la ragione sociale a darti un servizio efficiente, Talete non ha potuto fare richieste ad Arera perchè non in regola anche con l’articolazione tariffaria. Ed è grave perché, da sette anni, esiste un obbligo di legge che consente di far pagare meno in bolletta alle famiglie vessate. Nonostante sia obbligatoria per legge, non è stato mai adottata. Inoltre, Talete non ha potuto nemmeno partecipare ai finanziamenti Pnrr sulla liquidità, non riuscendo neanche a farsi riconoscere come società energivora. L’azione più grande che possiamo e dobbiamo fare è batterci per la tariffa unica regionale, che consente di rendere equa la bolletta”. Per Ciambella, l’iter è già partito: “Già quattro comuni tra cui Frosinone l’hanno approvata, io la proporrò a Viterbo, avremo così raggiunto soglia popolazione per legge per far sì che la Regione ratifichi questa volontà. Per farlo bisogna muoversi immediatamente, vogliamo equità, che la Regione si prenda la responsabilità degli investimenti e mantenere il soggetto gestore sul territorio”.


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